IMU per coniugi con residenze in diverse abitazioni di proprietà, godono dell'esenzione?
Ricostruiamo la storia
La tassa sulla casa c’è sempre stata e tanti anni fa si chiamava ICI (Imposta comunale immobili), si basava sempre sulla rendita catastale ma si applicava una riduzione dell’imposta sulla prima casa; poi è arrivata l’IMU (l’Imposta Municipale Immobili); la quale si applicava su tutti gli immobili di proprietà, con aliquote ovviamente più contenute sulla casa di residenza; successivamente fu introdotta l’esenzione sulla casa di residenza e da allora sono cominciati i problemi…
I termini della questione
Con l’introduzione dell’esenzione sulla casa di residenza, alcuni comuni hanno visto ridursi di molto il gettito in quanto appunto le famiglie che possedevano più immobili potevano spostare le residenze dei familiari in ogni immobile di fatto risparmiando un sacco di soldi; a tale scopo risultavano particolarmente efficaci le seconde case; i cui possessori in Italia si contano a milioni. Allora lo stato con una legge nel 2011 intervenne ed escluse dall’esenzione le case date ai figli (in seguito tale norma fu modificata concedendo uno sconto del 50% a patto che ci sia un contratto di comodato registrato, norma attualmente in vigore) ed introdusse una norma in base alla quale l’esenzione era ammessa solo se laresidenza e la dimora abituale del nucleo familiare fosse in comuni diversi. Questa decisione aveva una sua logica in quanto il legislatore voleva venire incontro a quelle famiglie ove moglie e marito lavorassero in luoghi diversi e quindi era ragionevole concedere a loro il diritto di disporre dell’esenzione per le due case, purchè appunto su comuni diversi. Però questo dispositivo in realtà era in contraddizione con il principio base dell’esenzione, ovvero che era esente l’immobile ove il proprietario ed il nucleo familiare vi avevano stabilito la residenza anagrafica e la loro dimora abituale, va da se che nel rispetto di questo principio non possono esistere due case con il medesimo requisito e quindi quando sono cominciati a “fioccare” le lamentele dei comuni qualcuno ha pensato bene di usare l’osservazione di cui sopra per venire incontro alle legittime esigenze di questi comuni. Infatti le entrate dei comuni dipendono in gran parte dal proprio dall’IMU, ma se il numero degli immobili esenti è alto perchè come per magia molte diventano case principali il gettito cade drasticamente; inoltre molto spesso queste “seconde abitazioni” vengono utilizzate come bed&breakfast andando così a competere con gli alberghi e riducendo di molto anche le entrate per la tassa di soggiorno; in sostanza i comuni perdevano gettito sia dall’Imu che dalle tasse derivanti dalle attività turistiche; una sberla per le casse notoriamente dissanguate dei comuni! Allora lo Stato intervenne nuovamente nel 2021 ed ha sancito che l’esenzione IMU si applicasse solo su un immobile ove risiede il nucleo familiare e questi ovviamente non può essere su due case anche se su comuni diversi.
La novità a seguito della sentenza della corte costituzionale
Nel 2022 la corte costituzionale con la sentenza 209 dichiara incostituzionale la legge in base alla quale si di attribuisce alla casa principale, esente da IMU, il luogo di residenza e di dimora non solo del proprietario ma anche quello del nucleo familiare e quindi del coniuge (e di conseguenza i coniugi che hanno residenze diverse); in sostanza la corte contesta il fatto che il requisito per ottenere l’esenzione sia esteso all’intero nucleo familiare; invece per la corte tale requisito deve essere riferito solo al solo soggetto passivo della tassa. Infatti, secondo la corte, tale legge ha di fatto creato delle disparità di comportamento fra coppie: una separata e l’altra non separata, oppure fra una coppia di fatto ed una coppia ordinaria, con un privilegio sulle prime a discapito della seconde; ovviamente la corte costituzionale riconosce il problema delle false residenze ma dichiara che questo problema non può essere fatto pagare, violando i principi costituzionali, a chi fosse nel giusto; in sostanza sono i comuni che si devono attrezzare per verificare se la dichiarazione di residenza di un soggetto sia veritiera o falsa e non sfruttare la legge fiscale per aggirare la propria incapacità a controllare.
Effetti finali
Questa è la teoria, adesso scendiamo con i piedi per terra e purtroppo la sentenza della corte non ha come effetto immediato la dichiarazione di nullità dell’attuale legge che quindi risulta ancora perfettamente in vigore. Ma cosa succede in pratica quando le persone che rientrano nella fattispecie dovranno andare a pagare l’IMU su un immobile oppure su entrambi gli immobili, oppure possono non pagare su entrambi gli immobili? E poi che differenza c’è se sono nello stesso comune o in comune diversi? E cosa succede per l’IMU già pagato negli anni precedenti. E quì cominciano le “rogne” perchè è inutile dire che ci troviamo nelle sabbie mobili in quanto il vuoto legislativo non consente di muoversi con delle certezze e nell’incertezza tutto è possibile ovvero che si possano verificare comportamenti diversi da parte delle autoritià sullo stesso caso.
Posso richiedere il rimborso su quanto già pagato se rientro nelle circostanze di cui sopra
La strada del rimborso è sicuramente percorribile e teoricamente si potrebbe tornare indietro fino a 5 anni; tuttavia bisogna attentamente valutare se ne vale la pena in quanto il rischio di insuccesso è molto alto. Infatti in questo caso sarà molto difficile ottenere il rimborso con una semplice istanza, perchè i comuni avrebbero seri problemi se accettassero di rimborsare al primo colpo; sarebbe sufficiente una sola domanda accolta per far arrivare migliaia di richieste di fatto provocando non solo un blocco amministrativo ma anche un tracollo finanziario. Di conseguenza è quasi certo che bisogna rivolgersi al tribunale e con tutti i rischi ed i costi che comporta tale procedura. In sostanza andare per le vie legali significa assumersi dei costi certi, incertezza sul risultato ed incertezza sull’incasso anche se la sentenza fosse positiva. In sostanza c’è l’alto rischio di dover fare un altra causa per recuperare il credito, dovendo sobbarcare i relativi costi legali ed anche i costi di trascrizione della sentenza di rimborso. Insomma potrebbero passare molti ma molti anni e questa cosa ha senso solo per importi significativi ovvero per decine di migliaia di euro, ma se così fosse probabilmente si tratterebbe di immobili di pregio che non godono dell’agevolazione casa principale e di conseguenza non esistono i presupposti neanche per fare la domanda; quindi per esclusione deve per forza trattarsi di importi per i quali forse il gioco non vale la candela
Sono separato/Divorziato ci sono problemi
Questo è sicuramente un caso ove non ci sono proprio dubbi; i due ex coniugi possono tranquillamente godere dell’esenzione, ma attenzione se le due case sono di proprietà di uno solo dei due e una delle abitazioni è stata concessa all’altro coniuge tramite sentenza è bene che la sentenza di assegnazione della casa venga registrata in conservatoria per il quale ti rimandiamo per un approfondimento a questo nostro articolo
Siamo nella situazione di avere la residenza in due diverse abitazioni, dovremmo pagare per una di esse l'IMU
In questo contesto c’è un sostanziale vuoto, tuttavia nulla osta al cittadino che si trova in questa situazione di non versare L’IMU per i due immobili, ovvero sulla base di questa sentenza l’imposta non è dovuta a patto che effettivamente i due coniugi risiedano in due luoghi separati. Ma chi aspetta l’onere di provare il contrario? Aspetta sicuramente al comune, è il comune che deve rifiutare la residenza se ne esistono ovviamente i presupposti e nel caso a quel punto sta al cittadino provare che lui effettivamente risiede in quell’immobile. Facciamo degli esempi. Se uno ha le utenze intestate, paga la nettezza urbana sull’immobile, ci sono i consumi è difficile per il comune dimostrare che il cittadino non abita in quell’abitazione. Se invece io lavoro a Roma ma risulto residente sull’Argentario; ammesso pure che ho le utenze intestate; è evidente che la possibilità che tale residenza sia fittizia è quantomai altamente probabile; dovrei dimostrare che tutti giorni o quasi prendo il treno o l’auto e vado a roma a lavorare; oppure che lavoro da casa, insomma le cose si fanno complicate
Ma quale sarà il comportamento dei comuni
Qui si apre un mondo! Perchè avremo due possibili comportamenti:
quello strettamente formale nella quale il comune non fa alcuna analisi approfondita della situazione ma si limita a verificare che esistano i presupposti base ovvero il cittadino ha un regolare contratto di compravendita, ha fatto domanda di residenza, ha intestato l’utenza della nettezza urbana che paga regolarmente, i vigili sono venuti a controllare; fine. In sostanza non fa nulla, magari non è organizzato oppure non ha problemi economici perchè è un comune già ricco oppure politicamente non ha alcun interesse a “rompere le scatole” e quindi se le carte stanno a posto se ne fotte e non fa alcuna verifica
il furbo-affamato. Il comune è perfettamente cosciente che non ha risorse per controllare ma non si può permettere di perdere gettito e quindi aggira il problema cercando di spingere il cittadino ad essere lui a dimostrare che la residenza in quel luogo non è falsa. Come? Semplicemente quando fai la domanda di residenza alzi l’asticella e diventi più pignolo; mandi i vigili urbani a fare delle verifiche sul posto; fai dei controlli incrociati, ecc; insomma il comune si da fare per avviare un procedimento di verifica dell’effettiva residenza ed invitare il cittadino a presentare la documentazione a prova della sua dichiarazione. Di certo non può farlo su tutti i cittadini ma dovrà selezionarli e quindi la qualità di come è fatta la lotta all’evasione conta molto? Certo se la casa è intestata al coniuge che non ci risiede è più facile per il comune perchè chiaramente questo soggetto sarebbe quello immediatamente da attenzionare e sul quale avviare i relativi accertamenti; ma se la casa fosse intestata al coniunge che vi risiede anche se virtualmente quali elementi il comune potrebbe avere per farlo emergere?
Altro ragionamento. Di certo le cose sono decisamente più facili per questo comune al momento della domanda di residenza, ma una volta ottenuta siamo certi che i comuni anche quelli più virtuosi o affamati (secondo i punti di vista) siano in grado di individuare il finto residente; francamente qualche dubbio noi lo abbiamo
Ma cosa fa il comune che non vuole riconoscere quella casa come casa di residenza
Avvia un processo di cancellazione anagrafica i cui tempi dipendono da comune a comune, ma è tecnicamente e giuridicamente possibile. Il problema è che in determinati casi ci potrebbe essere anche la segnalazione alla magistratura per dichiarazioni mendaci e quindi il cittadino rischia anche un procedimento penale qualora possano emergere elementi che facciano pensare che il cittadino abbia reso delle false dichiarazioni al fine di eludere la tassa.
Qual'è il consiglio di BBSPRATICHE per quei coniugi che si trovano in questa condizione: pagare o non pagare?
Purtroppo con il diritto italiano non ci sono mai certezze, di conseguenza noi non possiamo dare alcuna indicazione sull’argomento; la scelta deve essere fatta inevitabilmente dai contribuenti e non da altri; per questa ragione chiederemo una manleva ai clienti che si trovano in questa situazione e ci chiedono di calcolare le imposte per loro conto