La locazione prevede una serie di imposte ed ha degli effetti non trascurabili ovviamente sulle tasse ma anche sul Welfare ovvero sugli aiuti che lo stato concede ai cittadini con forme assistenziali dirette o indirette; qui di seguito si cerca di dare un quadro quanto più esaustivo possibile; anche se non possiamo affrontare i singoli provvedimenti, ma solo quelli più rappresentativi senza scendere nei dettagli. Vediamo quali:
Imposta di bollo
L’imposta prevede un costo di € 16,00 ogni 100 righe o 4 pagine di contratto per ogni copia registrata; i contratti a cedolare secca sono esentati da tale imposta; tale imposta è carico di entrambi i soggetti che rispondono in solido tra di loro.
Imposta di registro
Nella stragrande maggioranza dei casi è pari al 2% del canone per tutta la durata contrattuale; tuttavia è possibile rateizzare gli importi pagando annualmente alla scadenza annuale, qualora se si pagasse l’intero importo ed il contratto si chiudesse prima della sua naturale scadenza si può richiedere il rimborso. L’imposta di registro prevede un imposta minima di € 67,00, ad eccezione dei contratti a cedolare secca che sono esenti tale imposta è carico di entrambi i soggetti che rispondono in solido tra di loro.
IMU.
E’ la tassa applicata dai comuni sul possesso del bene o meglio sul diritto reale (quindi non la paga il conduttore); si paga annualmente sulla base del valore catastale dell’immobile e sulla durata del possesso in due rate semestrali; sono previste delle agevolazioni in funzione di una serie di condizioni ad esempio se si tratta di un immobile ad uso abitativo dato ai figli o se dato a canone agevolato o se l’immobile presenta particolari situazioni (inagibile, storico-artisitico, ecc).
Effetti fiscali sul locatore
Dipende dal contratto e dall’attività dell’impresa. Se ad esempio ci troviamo di fronte ad impresa di gestione immobiliare che affitta l’immobile il canone è un ricavo come se fosse un prodotto e i relativi cost di gestione sono deducibili; se invece l’impresa ha un altro scopo sociale ma si affitta un locale in questo caso si tratta di ricavi diversi ed i cui costi sono deducibili parzialmente o per nulla.
Nel caso di persone fisiche ovvero privati che affittano un immobile questo andrà sulla propria dichiarazione dei redditi e di conseguenza non è possibile definire un aliquota ma dipende appunto dalla situazione del singolo soggetto in quanto le aliquote sono progressive nell’ordinamento italiano. Tuttavia, nel caso di immobili ad uso abitativo,lo stato, oramai da molti anni, mette a disposizione due formule fiscali tra loro complementari per i quali si rimanda a specifica sezione : cedolare secca e canone agevolato o concordato. Naturalmente è importante che il locatore tenga conto degli effetti sul proprio reddito del canone qualora percepisse delle agevolazioni dallo stato (esempio pensione sociale, esenzione ticket, ecc); perchè chiaramente tale reddito potrebbe influire in senso negativo su questi benefici.
Tassa sul reddito sul conduttore
Il conduttore, se persona fisica, può dedurre il canone anche se con dei limiti nella propria dichiarazione dei redditi; inoltre l’affitto incide sul reddito isee in senso positivo ovviamente per il cittadino; mentre in determinate circostanza esistono delle forme di sostegno da parte dei comuni che vanno proprio a rimborsare parte del canone. Ovviamente se il conduttore invece è un impresa e l’immobile è considerato bene strumentale quindi strettamente connessa all’attività quel canone può essere portato come costo in deduzione dai ricavi, fatto salvo eventuali regimi fiscali particolari che non lo consentano
Tassa sul reddito in caso di immobile non utilizzato o immobili che hanno specifiche condizioni
Può capitare che per diverse ragioni la proprietà non vuole o non può affittare l’immobile, magari perchè ha chiuso un contratto e non ha ancora trovato il nuovo conduttore, oppure per scelta ad esempio nel caso in cui l’immobile si trovi in un altra località come le seconde case oppure è un immobile non agibile o fa parte del patrimonio artistico e quindi soggetto alla supervisione del Min. dei Beni Culturali. Per tutti questi casi lo state prevede forme diverse forme di tassazione ad esempio un immobile lasciato inutilizzato è definito come “messo a disposizione” e l’attuale normativa fiscale non tassa direttamente il bene ma attribusce al bene un valore di reddito (virtuale ), sulla base della rendita catastale che va ad aggiungersi al reddito della proprietà facendo in sostanza alzare l’imponibile; peraltro nel caso di immobili ad uso abitativo il valore del reddito viene incrementato del 30% sempre per le persone fisiche; insomma le cose vanno
TARI
E’ la tassa sulla nettezza urbana che paga il conduttore e si paga sulla base della superfice e del numero di abitanti per i contratti ad uso abitativo, e per l’effettivo tempo di utilizzo dell’immobile; per le attività invece la TARI si basa sul tipo di attività e sulla superfice. Anche in questo caso esistono delle agevolazioni per situazioni particolari come i soggetti a basso reddito, imprese che hanno subito eventi naturali, imprese che smaltiscono privatamente i rifiuti, ecc